Umberto Tecchiati – Italia Nostra BZ: Addio alla concessione edilizia?

Così – ma senza punto di domanda – il Dolomiten di venerdì 14 gennaio titolava la gran bella notizia che la concessione edilizia diventerà “superflua”. Essa non sarà cioè eliminata del tutto, ma riguarderà solo alcune tipologie di interventi edilizi. Ne saranno totalmente esclusi: parcheggi interrati connessi ad abitazioni; tutte le misure atte alla rimozione di barriere architettoniche; lavori ai sensi dell’art. 59, comma 1/b/c per manutenzione straordinaria, restauro, risanamento; varianti di progetto in corso d’opera nell’ambito dell’edificio; impianti fotovoltaici; volumi tecnici; “giardini d’inverno”; reti di protezione per la grandine. I comuni possono stabilire però, in aggiunta a quanto stabilito dalla legge, a quali altri ambiti potrà essere estesa la dichiarazione di inizio lavori (DIA). Una volta dettagliate tutte le prescrizioni nei relativi piani d’attuazione, potranno essere realizzate anche intere zone d’espansione senz’altra formalità che la denuncia di inizio lavori. Queste belle novità sono contenute nel nuovo disegno di legge urbanistica il cui iter è iniziato lunedì scorso e che l’Assessore Laimer vorrebbe promulgata entro il 2011. Come i lettori di questo giornale ricorderanno, in una presa di posizione del 2 marzo scorso, Italia Nostra (www.italianostrabz.wordpress.com) si era già espressa in modo negativo riguardo all’eventualità dell’abolizione della concessione edilizia, per motivi che a noi sembrano ovvi e che si possono riassumere nel principio che il passaggio burocratico della concessione costituisce, in tempi di deregulation, un minimo presidio a tutela di paesaggio, ambiente e beni storici e artistici. Come già in passato, la nuova legge è pensata per “semplificare” e “sburocratizzare” le attività edilizie. Dovrebbe consolarci il fatto che questa norma ci mette in pari con quanto stabilito a livello nazionale? O non dovrebbe forse suggerirci, proprio per questo, e cioè avendo a mente i tanti disastri ambientali e paesaggistici del “Bel Paese”, che la norma vecchia merita di essere conservata? La prima domanda da porsi è: a che serve tutto questo sforzo? Serve davvero a snellire il lavoro degli Uffici? A rendere meno lunghe e angosciose le attese dei costruttori? A semplificare l’iter burocratico? Sarebbe forse servito, se la concessione edilizia fosse stata abolita in tutti i casi, come proponeva inizialmente Laimer, subito smentito dal consorzio dei Comuni. Ma siccome è tecnicamente impossibile abolirla del tutto (la concessione edilizia è onerosa per chi la chiede, e porta soldi nelle casse di comuni per lo più affannati e derelitti, i quali di norma lucrano, appunto, sulla vendita e il consumo di territorio) si prova intanto a ridimensionarla, con effetti prevedibilmente nulli sul piano della “semplificazione”. E comunque: chi lo vuole un mondo “semplice”? Voglio dire, chi lo vuole un mondo in cui si scambi la semplicità con l’arbitrio? È più “semplice” imporre una decisione che nella maggior parte dei casi coinciderà solo con la volontà di chi decide – e dei suoi adepti, o è preferibile, per il bene della collettività, condividere una decisione con tutti, sentita la volontà della gente, il parere degli esperti, la sensibilità delle associazioni ambientaliste (vedi Parco Nazionale dello Stelvio)? A ben vedere, e come abbiamo più volte sottolineato, si tratta di un metodo politico, di gestione del consenso delle lobbies, tra le più potenti delle quali si colloca quella del mattone. Perché è chiaro che se la modifica alla legge urbanistica in materia di concessione edilizia non servirà a “semplificare”, essa deve comunque corrispondere a un interesse che, sfuggendo al generale comprendonio, servirà come al solito a fare gli interesse di pochissimi a discapito di tutti. Avremo impianti fotovoltaici sui tetti dei centri storici? E chi potrà impedire che i bellissimi “paesaggi di tetti” vengano deturpati? Si costruiranno intere zone di espansione senza concessione edilizia? Ad aver saputo aspettare un pochino, un gigantesco volume come quello della nuova Cantina di Gries all’Anraiterhof si sarebbe potuto costruire con la semplice Dia senza tante perdite di tempo. Quanto ai parcheggi interrati: essi sono sempre collegati a delle abitazioni! Mi pare abbastanza comico che uno parcheggi in aperta campagna, e poi si faccia quattro chilometri a piedi nella steppa per raggiungere casa. Mi faccia il piacere! Laimer dice che maggiore libertà significa maggiore responsabilità. Come dire che se lasci un assassino libero, egli responsabilmente non ucciderà. Laimer pensi a fare responsabilmente l’assessore all’ambiente, le lobbies dei costruttori hanno già abbastanza protettori, anche più in alto di lui.

Umberto Tecchiati

Adducendo motivi di semplificazione e di risparmio di tempo e di denaro, la Giunta provinciale ha recentemente annunciato di volere abolire la concessione edilizia. Quali ricadute questa decisione avrà sulla tutela dei beni culturali e ambientali, e perché questa decisone sia un errore è argomento di questo intervento. Intanto: che cosa è una concessione edilizia e chi la rilascia? La concessione edilizia (legge 10 del 1977) è un provvedimento amministrativo emesso dai Comuni, con il quale si promuovono trasformazioni urbanistiche ed edilizie sul territorio secondo quanto stabilito dagli strumenti di  urbanistica. Sono opere sottoposte a concessione edilizia tutti quegli interventi edilizi che hanno carattere di permanente stabilità nel tempo e producono una o edilizia dello stato dei luoghi, come ad esempio l’erezione di nuovi edifici o la sopraelevazione di edifici esistenti, le ristrutturazioni di fabbricati, le modifiche di destinazione d’uso, le modifiche di prospetto, i frazionamenti e accorpamenti di unità immobiliari etc. La concessione serve anche per opere pubbliche, ad esclusione di quelle di interesse dello Stato (o della provincia) e ad esse equiparate. Ma la concessione serve se per es. volete aprire un chiosco o un’edicola, o se, avendo un bar, volete proteggere i vostri clienti dalle intemperie per mezzo di una tenda; lo stesso se volete montare un box o se, amando la vita nomade, volete sostare in una roulotte dotata di scarichi e allacciamenti che ne permettano un uso prolungato nel tempo. La lista, insomma, è lunga. La richiesta di concessione edilizia deve contenere, tra l’altro, La descrizione delle opere, gli elaborati tecnici di progetto, e inoltre le autorizzazioni di competenza di organi esterni al Comune (gli Uffici provinciali di Tutela Ambientale, la Soprintendenza ai beni Culturali etc.) che siano necessarie ai fini del rilascio della Concessione Edilizia. La Concessione Edilizia deve anche richiamare le eventuali condizioni o prescrizioni imposte da tali organi.Poiché la concessione è onerosa, cioè comporta una spesa da parte di chi la richiede (in base agli oneri di urbanizzazione primaria e secondaria e alle dimensioni dell’immobile), la sua abolizione comporterà certamente un vantaggio per chi deve costruire, ma è lecito chiedersi chi pagherà gli oneri di urbanizzazione e come (un’idea ce l’avrei e voi?). Si potrà dare così il caso, tra l’altro, di grandi speculazioni edilizie realizzate a beneficio di pochissimi o di uno solo, i cui oneri di urbanizzazione saranno pagati da tutti.Ma il punto non è questo. Beninteso, fosse questo, sarebbe già abbastanza perché, anche in tempo di crisi, la filosofia è quella del grande Superciuk di “Alan Ford”: rubare ai poveri per dare ai ricchi.La Giunta Provinciale interviene su una materia, l’urbanistica, nella quale ha competenza legislativa primaria, dunque potrebbe anche legiferare in contrasto con la legge statale, sempre nei limiti del rispetto della Costituzione nonché dei vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali. Nella materia urbanistica rientra senz’altro la concessione edilizia, ed è proprio l’art. 66 della legge provinciale nr. 13 del 1997 (legge sull’urbanistica) a prevederne l’obbligo per le nuove costruzioni, modifiche, ampliamenti. È facile immaginare che, se fosse abrogato, si delineerebbe il caos più totale.Anche le Commissioni edilizie sono contemplate dall’art. 115 della L.P. 13/’97, dunque potrebbero scomparire anche quelle. È un male? Sì che lo è, perché è vero che dappertutto, e non solo nei piccoli paesi in cui le menti eccelse difettano per motivi statistici e il sindaco tiene famiglia, le commissioni edilizie non hanno evitato, anzi hanno favorito situazioni che ben conosciamo e che Italia Nostra non si stanca di denunciare. Ma è anche vero che lo strumento della commissione è fondamentale per tenere ordine nel consumo del territorio e nella devastazione del paesaggio. Le Commissioni edilizie hanno infatti il compito di vigilare sulla qualità e sulla sostenibilità urbanistica e architettonica delle opere soggette a concessione. Insieme alle Commissioni Edilizie, pertanto, scompariranno – dove esistenti – le Commissioni per la Tutela degli Insiemi, che delle commissioni edilizie sono un importante organo consultivo. Allo stesso modo gli Uffici provinciali preposti alla tutela del territorio non potranno disporre preventivamente dei progetti per il rilascio dei pareri, e nuovi scempi ambientali e culturali si consumeranno sotto gli occhi impotenti di tutti. L’abolizione della concessione edilizia non varrà per i beni vincolati, dicono. Ma mi faccia il piacere! Questa bella trovata è stata annunciata da Laimer (vi ricordate di lui? Aveva la delega all’Ambiente. Ce l’ha ancora?) e da Widmann. Facendola presentare da loro la Giunta ha voluto rassicurare da una parte chi ha a cuore le sorti dei beni culturali e ambientali in Alto Adige, dall’altra chi aspira a un sempre maggiore sviluppo economico del territorio. Ma, come si dice, è difficile tenere botte piena e moglie ubriaca. La Giunta ritiri quindi la proposta, che Italia Nostra giudica sotto ogni punto di vista assurda e irresponsabile.

Umberto Tecchiati

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