Zaia e la Venezia-Monaco: Opportunità o malafede?

Per Altre Strade, 06.09.2013 – Nei giorni scorsi, a sorpresa, Leonardo Muraro, presidente della Provincia di Treviso, ha annunciato che verrà messo ai voti lo scioglimento della Alemagna SpA, società che presiede, messa in piedi negli anni ’60 del secolo scorso per promuovere la realizzazione di un’arteria a scorrimento veloce che colleghi in modo diretto Venezia a Monaco di Baviera.

Motivo della messa in liquidazione, il timore che la costruzione di un nuovo attraversamento autostradale (tra l’altro non consentito dalla Convenzione delle Alpi) possa far perdere alle Dolomiti il sigillo UNESCO di Patrimonio dell’Umanità, come già accaduto alla città di Dresda dopo la costruzione di un nuovo ponte sul fiume Elba, rischio da noi evidenziato molte volte nel corso degli anni.

A tale annuncio, il presidente della Regione Veneto Zaia ha subito reagito rilanciando l’idea di una prosecuzione dell’A27 da Belluno a Monaco, che ha definito „una vera sfida per trasformare il territorio in un attore protagonista della Mitteleuropa, un ruolo che il Bellunese sarebbe in grado di ricoprire alla grande, grazie alle sue montagne e alle sue attività“.

La reazione di Zaia ci è parsa, a dire il vero, poco convinta e ancor meno convincente, quasi patetica.

Il presidente Zaia probabilmente sa in cuor suo che la costruzione di un nastro di asfalto – che comporta costi altissimi sotto molti e complessi aspetti – non basta a rendere economicamente competitiva una regione che ormai non lo è più, e che la velocità nei collegamenti non è motivo determinante nella scelta di trascorrere le vacanze in un sito Unesco rispetto ad altri luoghi turistici, anzi, semmai è proprio il contrario: i turisti attratti dalle aree con il sigillo Unesco – e sono tanti – cercano piuttosto la qualità dell’ambiente naturale (terra – aria – acque), la valorizzazione delle specificità, la genuinità dell’accoglienza nonché la possibilità di vivere ritmi lenti ben diversi da quelli delle città di provenienza.
Per questo noi riteniamo che ci sia „malafede“ nel ripetere slogan ormai vuoti, anche alla luce degli arresti del caso „Mantovani -Baita“, che hanno evidenziato un giro di false fatturazioni e fondi neri nei quali è coinvolto anche il progetto A27 e che probabilmente, speriamo a breve, arriverà a toccare il palazzo della politica.

Non può non sapere, il presidente Zaia, che la costruzione di grandi opere (magari ricorrendo al sistema del project-financing, che, sulla carta, ma solo sulla carta, è a carico dei privati), può dare nel breve termine un certo impulso all’economia, ma nel medio e lungo termine comporta oneri insostenibili per la collettività, fino a destabilizzarla, senza instaurare alcun processo positivo durevole.

Ma tant’è … a quel punto il testimone sarà stato consegnato ad altri … e saranno loro a doverselo gestire.

Si percepisce, in questo tipo di interventi, una mancanza di progettualità concreta, seria ed utile ai territori; anche la questione della Venezia-Monaco, il continuo guardare indietro per rilanciare un progetto chiaramente obsoleto, è una dimostrazione lampante di come la Regione annaspi e „navighi a vista“.

PER ALTRE STRADE DOLOMITI
Comitato Interregionale Carnia-Cadore
06 settembre 2013

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