A27, no al prolungamento

Il Gazzettino, 07.04.2013 – Per chi sono le grandi opere? Non certo per il territorio. Non hanno dubbi gli organizzatori del convegno che si è tenuto ieri a Pieve di Cadore al Cosmo con il patrocinio del comune di Pieve e di quello di Ponte nelle Alpi. La questione è stata sviluppata da esperti come Giorgio Pizziolo, docente ordinario di analisi e pianificazione territoriale all’università di Firenze, ed Elena Gerebizza, impegnata in campagne pubbliche per fermare i mercati finanziari nell’ambito della gestione delle risorse naturali. A ascoltarli una platea di studenti, un’ottantina dell’ultima classe delle superiori.

Quasi scontato che parlando di grandi opere in generale si finisca, nel locale, per affrontare la vicenda A27 nel proseguo oltre Pian di Vedoia. Un’opera che non si deve fare dicono dal Comitato Per Altre Strade. «Da anni studiamo questi progetti – spiega Giovanna Deppi di Pas Dolomiti- e ci siamo resi conto che non sono per la popolazione, noi abbiamo bisogno di una viabilità più scorrevole e la otteniamo con la circonvallazione di Longarone e migliorando la ferrovia».

Sono inutili e dannosi, progetti faraonici, in un territorio tanto bello quanto delicato, aggiunge Deppi: «L’A27 non sta in piedi sotto il profilo ambientale ma nemmeno economico. Si basa su presupposti che non sono reali, servono 38 mila passaggi al giorno per renderla economicamente sostenibile quando oggi se ne contano 10, 12 mila ma solo per venti giorni l’anno, questo non è fare l’interesse della popolazione, del territorio».

Al Cosmo la lezione agli studenti perchè sono loro il futuro e sul futuro peseranno le scelte attuali. In in mondo governato dalla «finanza» la gente alza il capo e dice stop. Il denaro pubblico viene dirottato verso i mercati finanziari a scapito di scuole e ospedali, enti locali e messa in sicurezza del territorio. Ma Pas Dolomiti, Git Banca Etica, Samarcanda Commercio Equo e Solidale e il Gruppo di Acquisto Solidale El Ceston stanno in guardia anche se non contro tutto, a prescindere. Non intendono bloccare l’economia, ci sono altre strade. Pierpaolo Collarin di Banca Etica: «Bisogna fare opere sentite dal territorio, magari polverizzate non concentrate su pochi autori, anche discutibili, che hanno tutto in mano. Piccoli interventi da progettare insieme alla gente, certo è più complesso da avviare ma più efficace e più controllabile». Insomma, Per Altre Strade.

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