Peraltrestrade: CAI TAM e A27 – problema delle code sulla ss51 e fondi neri

Nell’ambito delle iniziative per il 150° anniversario della fondazione del CAI, domenica 3 marzo il CAI Tutela Ambiente Montano (TAM), in collaborazione con il comitato PAS Dolomiti, ha accompagnato un gruppo di escursionisti lungo un itinerario che aveva come tema conduttore “PROLUNGAMENTO A27.. MA CHI LO VUOLE?”.

Il percorso è stato diviso in due parti: la mattina da Savassa al Lago Morto, sotto i piloni del Fadalto, e il pomeriggio di fronte a quella che dovrebbe diventare l’area di svincolo della nuova A27, in comune di Perarolo; un’escursione di notevole interesse paesaggistico, storico, artistico e sociale sulla strada della Greola-Cavallera passando per Valle di Cadore e Damos, con la sua preziosa chiesetta del XIV secolo dedicata ai santi Andrea e Giovanni Battista (… e la sua impattante cava di gesso) per finire a Perarolo.

Cielo azzurro, terreno innevato, aria tersa, clima primaverile, tutti soddisfatti, ma al rientro i partecipanti, provenienti in buona parte dalle zone di pianura, hanno dovuto sobbarcarsi due ore di coda prima di superare il collo di bottiglia di Longarone, dove ai sali-scendi della ss51 – unico tratto privo di variante – si sommano l’inserimento alla Gardona da parte di chi sceglie di percorrere la vecchia statale (in questi giorni non transitabile causa frana), l’inserimento del traffico proveniente dalla Valzoldana, dalla zona industriale di Longarone alle 4 Valli usata come scorciatoia e il rallentamento dovuto al casello autostradale di Pian di Vedoia.

E’ evidente che una soluzione a questo disagio va trovata, anche se non è superiore al disagio di chi percorre negli stessi fine settimana altre aree turistiche, come per esempio la Val Pusteria , con la differenza che là nessuno si sogna di chiedere una bretella autostradale A22 da Rio Pusteria a Dobbiaco.

Da parte nostra non finiremo mai di ripetere che la soluzione alle code non sta nel prolungamento dell’autostrada A27 fino alle porte di Pieve, che sposterebbe il tappo di pochi chilometri, con la conseguente paralisi di tutto il Cadore centrale e della valle del Boite fino a Cortina, bensì in una circonvallazione di Longarone e Castellavazzo e nella rivalutazione della ferrovia, che oggi è in stato di abbandono e a rischio chiusura per disinteresse degli amministratori locali e regionali più che per trascuratezza delle ferrovie, che, sappiamo, non hanno alcun interesse a tenerla aperta.

La circonvallazione di Longarone e Castellavazzo, almeno un primo stralcio, come più volte affermato, potrebbe essere già in funzione, visto che alcuni anni fa l’ANAS aveva messo a disposizione ingenti risorse; è stata maldestramente affossata dalle amministrazioni dei due Comuni interessati, appassionati sostenitori della soluzione autostradale proposta dall’assessore Chisso.

E adesso che le casse sono vuote?

Ci chiediamo se ci sia ancora qualcuno disposto a credere che il problema potrà venire risolto a costo zero per lo Stato (cioè per i cittadini contribuenti) dal Project Financing delle imprese Mantovani , Adria e Fincosit, attualmente all’esame del CIPE, ultimo passaggio procedurale.

L’inchiesta in corso da parte della magistratura su un giro di fatturazioni false che ha coinvolto queste imprese e che ha portato in carcere i loro vertici e la ex segretaria di Galan, sta mettendo in luce un giro di denaro “in nero”, potremmo dire “sporco”, di cui non sappiamo ancora la “probabile” destinazione, ma che sta mettendo in luce ancora una volta meccanismi ben collaudati di concessioni , convenzioni, collusioni con la politica riferite a grandi opere altrimenti improponibili, che generano voragini nei bilanci pubblici.

Alla faccia dell’etica professionale, della trasparenza del libero mercato e della corretta concorrenza tra imprese!

PER ALTRE STRADE DOLOMITI
Comitato Interregionale Carnia-Cadore
05.03.2013


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